Per generazione Z si intendono i ragazzi nati tra la fine degli anni 90 e il 2010.

Voglio parlare di loro in generale non solo perché ho due figli nati in questo periodo, ma perché mi sono messa in gioco per osservarli al di fuori del giudizio che posso avere essendo io di una generazione ormai antica. Sono miei pensieri totalmente al di fuori dalla pedagogia e dalla psicologia che ho sentito nel cuore in modo curioso e che vorrei condividere con voi.

La generazione Z è la prima ad aver avuto un ampio accesso ad internet sin da un’età precoce e la loro comunicazione è diversa dalla nostra da molti punti di vista. Prima di tutto noto che non hanno paura di esprimersi e di andare “contro le autorità”, non sono intimoriti come lo eravamo noi. Sono ragazzi collegati naturalmente al loro intuito e sentono le emozioni in modo amplificato.

Non si accontentano, ma la maggior parte non lo fa perché viziata, bensì perché non riconoscono i limiti come lo facevamo noi. I giovani adulti di questa generazione non si fermano davanti al diverso, anzi, lo percepiscono come qualcosa di normalmente in essere. Per loro l’omosessualità, i matrimoni gay, le famiglie monoparentali e qualsiasi altra relazione che a noi “faceva strano” per loro non è niente di nuovo: è routine. Per questo anche la sessualità per loro è un campo totalmente libero di essere esplorato  istintivamente. Abbiamo a che fare con degli adulti emergenti che si aspettano di essere accolti nella loro dissomiglianza e vogliono una scuola moderna con una formazione personalizzata dove non ci sia più l’obbligo di stare seduti, di affrontare i soliti argomenti spesso tristi, di rispettare ritmi standardizzati e dogmi antichi definiti da generazioni ormai obsolete. Coraggiosamente e incoscientemente non accettano di prepararsi per un lavoro sicuro! Loro vogliono un mestiere che rispetti l’identità di ognuno, la passione e i talenti che renderanno il loro tempo un investimento di energia positiva e autoevolutiva.

Generalmente i ragazzi di quest’epoca possono esprimersi a casa in modo aperto, senza aver paura delle punizioni o di essere zittiti in modo sommario. Si tengono in contatto con i loro amici in modo quasi istantaneo restando perennemente online con gli smartphone. Non si prendono il tempo per riflettere su ciò che accade e fanno uscire parole e pensieri in modo impulsivo. Questo li tiene in contatto in modo continuo con le emozioni e le reazioni altrui mantenendo sempre alto il livello emozionale che, senza sosta, elabora ogni cosa a fior di pelle.

Sono dei geni dell’elettronica intuitiva che buttano il libretto delle istruzioni quando scartano il nuovo apparecchio digitale appena acquistato. Che se ne fanno loro delle istruzioni? Hanno un cervello talmente abituato a seguire l’intuito in ciò che fanno, che il resto è solo noiosa fuffa.

State aspettando concetti negativi riguardo a questi esseri speciali? Non posso accontentarvi. Preferisco osservare noi genitori e come anche per noi non è facile avere a che fare con questi teenager che ci danno filo da torcere, veloci come missili e noi dietro ansimanti a cercare di reggere il ritmo. Una generazione di iperattivi, dislessici, discalculici, disordinati, con disturbi dell’attenzione, ecc. .. Ne abbiamo messe di etichette per loro e ora almeno hanno svariati aiuti, ma non si sentono diversi: sanno che è normale adattare il modo di apprendere a ciò che sono le loro peculiarità. Ovvio per loro. Come sanno che la prima cosa che gli deve essere offerto è l’amore e l’accoglienza. Del resto in mancanza di questo loro non si arrendono e cercano in tutti i modi di rompere gli schemi. Credimi, non si arrendono né con le buone, né con le cattive perché sono abituati a non avere né confini né limiti. Hanno accesso alle informazioni in modo costante e illimitato. E se anche gli circoscrivete ciò che hanno, troveranno il modo di ottenerlo altrove perché per loro è normale informarsi su tutto ed è la prima cosa che fanno.

Dal periodo del COVID, con il suo lockdown di prigionia casalinga, hanno intercettato un concetto molto semplice: in due settimane circa si può organizzare una scuola online e usufruire di un apprendimento tramite internet in un comodo ambiente casalingo dove non ci si deve spostare per raggiungere la scuola. Figo! Più comodo è, meglio è per loro! Tra l’altro io non ho mai notato in questi teenager (sempre secondo la mia esperienza) la ben che minima paura di ammalarsi. Ci hanno riso e scherzato e talvolta l’hanno usata come arma per prendere in giro chi si azzardava a tossire o starnutire, ma a me non è mai capitato di percepire la loro paura. Erano piuttosto diffidenti.

Con loro siamo in difficoltà. Regole, negazioni, ricatti, punizioni … tutta roba vecchia. Qui ci tocca negoziare, ragionare, chiedere collaborazione, approfondire discorsi, anticipare, variare, trovare strategie, restare aggiornati, comunicare in modo interattivo, e soprattutto trovare la chiave per arrivare ai loro cuori. Tutta roba che per noi era arabo. Siamo della generazione del “No!” “Perché?” “Perché no” e dobbiamo adattarci a questi nuovi giovani che sono dieci anni luce avanti a noi e che ci chiedono di usare le emozioni, ci leggono negli occhi, ci scrutano il cuore, fanno domande insistenti e hanno un impianto full optional per la scansione della verità che non gli sfugge niente.

Abbiamo paura per loro. Ci paiono ingenui, troppo trasparenti, troppo impulsivi, troppo in anticipo sui tempi.

Sì, il nostro compito è mostrargli anche l’altro lato della medaglia, allenare il loro mentale per una logica meno kamikaze, per rispettare la libertà e la privacy dell’altro, la loro e l’altrui dignità, la riservatezza, la disciplina per apprendere e chi più ne ha più ne metta.

Ok, e noi cosa possiamo imparare da loro? La dignità di pretendere ciò che è giusto per il nostro massimo bene, l’osservazione oltre gli schemi, oltre i limiti, oltre ogni standard che ci limita la visuale, l’apertura mentale, l’entusiasmo, la curiosità. Ci insegnano a rompere i paradigmi, a fare esperienza senza la paura di ciò che sarà, a mostrarsi, a reagire, a sentire col cuore … ma soprattutto, a non accontentarsi di ciò che è stato fino ad oggi.

“Hey Bro” grazie per ciò che mi mostri. Ti proteggo, ma ti lascio libero di vivere quest’epoca straordinaria, di pretendere che ci sia amore e rispetto in ogni cosa e di essere contro se non c’è.

Dedicato a tutto il personale sempre sorridente della Scuola di Scharans e in particolar modo al suo direttore che, come giustamente dice lui, possiede quel cannocchiale magico per scrutare le anime e i cuori dei bambini più sensibili. Grazie per l’amore che dedicate loro in ogni momento.

 

Con amore e tanta luce, Sonia